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Drin drin ... Squilla il telefono, un pronto veloce da parte mia e una voce
poco familiare dallaltra parte mi saluta: Sono Tina. Soliti
convenevoli e la mia amica viene al sodo: Ti telefono per invitarti a
partecipare ad un Circolo di Studio sul Bridge. Durante un incontro preliminare
del Circolo di Studio - Bridge -, è stato indicato il tuo nome, come
persona interessata.
Subito avanzo dei dubbi sulle mie reali possibilità di affrontare il
gioco, già in precedenza praticato in modo saltuario e occasionale quindi
con risultati quasi nulli. Ma, poiché sono naturalmente portata al piacere
del gioco di carte, mi lascio uno spiraglio di speranza e mi riprometto di dare
una risposta, solo dopo avere sentito lamica comune Noemi.
Non perdo tempo, chiamo per lennesima volta in un giorno Noemi, e la informo
sullopportunità che ci viene offerta di riprendere il Bridge. Dallaltra
parte del filo non ci sono perplessità: Noemi, col solito entusiasmo,
mi suggerisce di riprovare ancora, anche se non conosciamo affatto le altre
compagne di avventura bridgistica,
Richiamo Tina, prendo accordi sul prossimo incontro e ci si dà appuntamento
a Villa Forini (Biblioteca comunale) per il giorno x.
Nei visi delle astanti cè tanta voglia di ascoltare e di iniziare
il nuovo gioco che avrebbe dovuto, a detta di molti, migliorare la memoria della
maggior parte di noi ultrasessantenni. Dimenticavo di dire che abbiamo varcato
la soglia delletà matura! Ci sbirciamo, ci studiamo a vicenda e
mettiamo in conto la possibilità di percorrere questo nuovo cammino insieme:
in effetti prima di quel giorno ceravamo poco o per nulla frequentate;
avevamo percorso strade diverse con esperienze di vita differenti; ora ci apprestavamo
a valutare la possibilità di andare daccordo, senza la premessa
di un denominatore comune.
Le persone addette ci illustrano le finalità delliniziativa, si
fissano i giorni di incontro, ne determinano la durata e ci consegnano un modulo
da compilare con i nostri nomi e i numeri di telefono.
Siamo perplesse e nello stesso tempo orgogliose di poterci considerare future
giocatrici di un passatempo, guardato dai comuni mortali come prerogativa di
persone al di sopra dellintelligenza media.
Quante siamo e chi siamo?
Allinizio eravamo otto ma, al secondo appuntamento, il gruppo si è assottigliato; oggi siamo sette ed esattamente:
ANNA MARIA, BENEDETTA, NOEMI, ROSA, SERENA, TINA, VERA.
Anna Maria è la più giovane del gruppo, sostiene che non
ha mai tenuto le carte in mano e razionalizza tutto quello che apprende, soffermandosi
a volte su considerazioni che spesso fanno perdere la pazienza alle giocatrici
in attesa del loro turno.
Benedetta, abile giocatrice di carte e a conoscenza dei più svariati
giochi, volta per volta minaccia di interrompere gli incontri di bridge, sostenendo
di non essere in grado di continuare perché le regole sono troppe.
Naturalmente tutte la incoraggiamo e fino ad ora tutto procede per il meglio;
addirittura nel nostro primo elementare torneo si è classificata prima!
Noemi come me ha frequentato il precedente corso e, nonostante sostenga
di non ricordare nulla di quanto appreso precedentemente, riesce a giocare con
cognizione di causa e con risultati apprezzabili. Per lei è importante
stare in compagnia e calarsi nel gioco per dare una consistenza al tempo libero.
Rosa sono io, cui è stato affidato il compito di buttare giù
queste poche righe di presentazione del gruppo. Mi rendo conto che non è
facile scrivere se sono esigue le conoscenze che si hanno sugli argomenti. Anche
io provengo da esperienze di gioco, soprattutto di canasta, e sono felice quando
posso passare delle ore in compagnia di amiche giocando e scherzando.
Serena si propone quasi in punta di piedi; è presa sempre da mille
impegni, ma frequenta volentieri il gruppo, apprende con facilità e gioca
non trascurando di documentarsi con serietà; penso faccia parte del suo
DNA fare tutto con perfezione.
Tina è la più avvantaggiata e conosce più di ogni
altra le regole del gioco, non perché abbia studiato più di tutte
noi, ma perché è cresciuta in una famiglia che ha avuto dimestichezza
con il Bridge: conosce la terminologia, gli stratagemmi di gioco e affronta
le partite sempre con consapevolezza.
Vera fra tutte è quella che non si arrende mai: per lei è
importante giocare e a volte, presa da questo entusiasmo, pur di potere condurre
il gioco, trascura regole fondamentali che non le consentono la licita. La cosa
la indispettisce e non si dà pace allidea di dovere rinunziare,
ma ride con tutte noi di questa sua debolezza.
Si sa che difficilmente diventeremo campionesse di Bridge, ma stiamo bene insieme
e ad una certa età trovare una gradevole compagnia è veramente
tanto!
Della squadra fa parte, a pieno titolo, Luciano Lorenzini, sapiente mister
e guida: senza la sua pazienza e la sua bravura si sarebbe concluso poco!
Con pacatezza, sempre con il sorriso sulle labbra, con una competenza formidabile
e una memoria eccezionale, egli non solo ci ha prese per mano e ci ha condotto
nei difficili meandri del Bridge, ma ci ha fatto amare questo gioco. Oggi non
sappiamo più fare a meno di incontrarci, abbiamo raggiunto un notevole
affiatamento e ci impegniamo per migliorare le nostre conoscenze.