L'arte a Pescia fra sacro e profano
A
partire dal medioevo, quando Pescia era agli albori della sua nascita è
possibile seguire senza soluzione di continuità la sua evoluzione culturale e
religiose, costruendo così nel tempo capolavori a tutti noti.
Data la vicinanza di una importante città d'arte come Lucca (prima) ed il forte
legame che la legò con Firenze (poi) è il forte amore che avevano gli abitanti
per la propria città e per le loro famiglie e dei personaggi illustri che erano
ben visti da Imperatori e Pontefici nonché l'agiatezza economica della
cittadina ebbe una forte influenza nel progressivo sviluppo del patrimonio
artistico di Pescia.
La fiorente economia locale ricca di molte attività produttive che si sono
succedute e sviluppate come le cartiere ed in rapida successione l'arte della
stampa legate appunto alle tante cartiere della zona, le filande per la seta, la
cultura del gelso bianco, importato dalla Cina nel 1435 da Francesco Buonvicini,
le concerie, le vetrerie, i mobilifici, i laboratori e le officine artigianali
permisero di sostenere le comunità religiose e facendo si che dal 1200-1300
Pescia faceva sorgere dentro e fuori le mura, quei capolavori che tutt'oggi
ammiriamo.
La prima di queste opere che mi appresto ad elencare è la bellissima tavola di
Bonaventura Berlingheri (1235) conservata nella bellissima chiesa monumentale di
S. Francesco e raffigurante il Santo poverello di Assisi e i suoi miracoli
(quattro avvenuti quando era ancora in vita e due dopo la sua morte) e posta
sull'altare della famiglia Mainardi. Vuole la
tradizione popolare e riportato anche su documenti scritti da autorevoli
biografi, che san Francesco durante il suo viaggio da Firenze a Pisa, avvenuto
nell'ottobre del 1211, sostasse per tre giorni a Pescia e per l'occasione gli fu
dato in dono dalla famiglia Orlandi una Cappella (per far si che venisse fondato
un convento?).
Altra opera importante è il trecentesco affresco della Crocefissione posto
nella sacrestia, la cui opera è attribuita a Puccio Capanna allievo di Giotto.
Della stesso periodo una serie di affreschi della piccola chiesa di Santa Croce,
costruita nel 1110 e dopo l'ampliamento del 1681 della chiesa di san Francesco,
fu annessa alla suddetta chiesa. Dello stesso periodo la deposizione di
Sant'Antonio Abate (la piccola chiesa e la sua ubicazione davanti all'ingresso
dell'ospedale S.S Cosmo e Damiano) opera di ignoto scultore umbro-toscano del
tredicesimo secolo, pregevole scultura lignea tardo medievale, di cui pochissimi
esemplari sono tutt'ora conservati in Italia centrale. Un bellissimo trittico di
Madonna con bambino ed i Santi Pietro e Bastiamo di Lorenzo Monaco, realizzate
per la cappella del Palazzo del Vicario, oggi fa bella mostra de se al Museo
civico.
Tra la fine del trecento e la prima metà del quattrocento, secondo gli esperti,
una famiglia di artisti fiorentini realizza a Pescia alcune opere: gli affreschi
della chiesa di sant'Antonio Abate sono attribuiti a Bicci di Lorenzo insieme a
quelli della cappella di destra nella chiesa di san Francesco ed al figlio Neri
di Bicci il polittico della biblioteca capitolare ed il dipinto che raffigura il
Crocifisso della cappella Cardini nella chiesa di san Francesco, la quale
cappella è dedicata alla Trinità, abile capolavoro del Rinascimento ha destato
l'interesse degli studiosi per la sua originale struttura, attribuendone la
paternità a Filippo Brunelleschi oppure Bernardo Rossellino. Altra importante
architettura del Rinascimento è la Madonna a Piè di Piazza attribuita ad
Andrea di Lazzaro Cavalcanti figlioccio di Filippo Brunelleschi.
Dalle fine del 1400 agli inizi del 1500 a i Della Robbia vengono commissionate
alcune terrecotte invetriate; il trittico della Madonna con Bambino fra due
angeli ed i santi Jacopo e Biagio precedentemente collocati nella piccola chiesa
di san Biagio in Piazza Mazzini (ora soppressa) ed attualmente posti nella
cappella del Vescovato, il san Giovannino per fonte Battesimale dell'antica
Pieve attualmente posto nella Biblioteca Capitolare ed infine un s. Bartolomeo
posto nell'omonima chiesa di Monte a Pescia. Dalla famiglia Dei di Firenze
Monsignor Baldassarre Turini acquistò la Madonna del Baldacchino di Raffaello,
acquistata poi nel 1697 dal Granduca ed ora esposta alla Galleria Capitolina di
Palazzo Pitti, mentre quella esposte sull'altare della Cappella Turini è
una copia fatta da Pietro Dandini. Diverse opere furono commissionate per il
monastero e chiesa di san Michele dal consigliere di Carlo V Gaspare Ducci, fra
cui uno splendido rosone in vetro dipinto a fuoco di arte fiamminga posto nella
facciata della chiesa:
Jacopo Ligozzi
per la chiesa di san Franscesco nell'anno 1561 firma la tela del Martirio di
Santa Dorotea, patrona di Pescia
Importanti avvenimenti avvengono nel periodo che va dal 1600 al 1800, nel 1699
il Granduca di Toscana concede a Pescia il titolo di città, dopo la fondazione
della Diocesi, la chiesa locale nel 1729 assiste all'ingresso del primo vescovo,
vengono costruite nuove chiese e campanili, vengono ristrutturate quelle più
antiche per adeguarle ai tempi, viene fondata
la biblioteca capitolare, ed i nuovi altari vengono ornati
da
tele
dipinte
da insigni artisti come: Giovanni Martinelli, Carlo Maratta,
Alessandro Tiarini, Anton Domenico Gabbiani, Domenico Cresti, Ludovico Cardi,
nel 1716 viene costruito il teatro dell'Accademia degli Affilati in
contrapposizione con il teatro dell'Accademia dei Cheti
che come sede utilizzava il Palagio.
Nel
1889 il teatro degli Affilati
viene ristrutturatro e dedicato a Giovanni Pacini. Viene iniziata la costruzione
del Seminario nell'anno 1762 ed una volta portato a termine destinato ad
Ospedale.
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