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Gli Etruschi sono stati e sono considerati "costruttori di città". Dalle fonti antiche si apprendono modi e leggi secondo cui gli Etruschi fondavano le città. Essi adottarono un vero e proprio metodo di urbanizzazione.
Molto appresero dai Greci; sino dalla protostoria essi ebbero la tendenza a raggrupparsi in veri e propri agglomerati, a differenza degli altri popoli italici che vivevano in villaggi sparsi costituendo una società di tipo tribale.
E' importante sottolineare il valore politico che assumeva la città dove si concentrava il potere e tutte le strutture riguardanti il governo, l'economia e il culto; inoltre nelle città si concentravano anche le espressioni dell'arte.
La città era il fulcro vitale per lo sviluppo socio-economico e culturale del popolo etrusco.
Il processo di urbanizzazione si colloca tra il IX e l' VIII sec. a.C., ma ha il suo pieno sviluppo nel VII sec. a.C. Nel VI sec. a.C. i centri urbani assorbono i piccoli centri limitrofi, obbligando, anche con la forza, gli abitanti a trasferirsi nel territorio urbano. La città-stato, secondo il modello greco, sarà governata da un signore.
La città diventerà anche una roccaforte militare e non potrà essere abitata da stranieri, costoro dovranno insediarsi nelle aree extraurbane ed essendo essi spesso dei mercanti, abiteranno vicino agli scali portuali, per essere fiscalmente controllati per il pagamento dei dazi doganali.
Sappiamo che l'Etruria aveva 12 città che formavano la "dodecapoli". Probabilmente le città dovevano essere: Veio, Caere, Tarquinia, Vulci, Roselle, Populonia e quelle dell'etruria interna e centro settentrionale come, Volsini, Chiusi, Perugia e Volterra.
Forse a queste si aggiunsero in seguito Cortona e Fiesole. In epoca romana si aggiunsero altre città che non avevano fatto parte del territorio etrusco come Pisa. Anche nei luoghi conquistati gli etruschi formavano la "dodecapoli" come in Campania e nella valle Padana.
Per la Campania, anche se non conoscevano il processo di sviluppo delle città, ricordiamo Capua, Nola, Acerra, Nocera, Sorrento, Ercolano e Pompei.
Della dodecapoli Padana ricordiamo Felsina (Bologna), Cesena, Rimini, Modena, Parma, Piacenza, Mantova e Melsum costruita pressappoco nel territorio in cui sorgerà la Mediolanum (Milano) gallica e romana. Purtroppo poco sappiamo di queste città dal punto di vista urbanistico. Non sappiamo nemmeno se avessero una piazza. Gli scavi d'altra parte si sono concentrati nelle necropoli e solo negli ultimi tempi a Vulci e a Roselle si è tentato di affidare agli scavi il recupero dell'impianto urbano.
Se qualcosa è venuto alla luce riguarda sempre reperti di epoca romana e quando si trovano reperti etruschi si può notare solo una differenza, ma mai si può risalire a una vera e propria ricostruzione della città nel suo insieme. L'unica eccezione è rappresentata da Marzabotto di cui si conosce una planimetria su cui sono distribuiti gli agglomerati secondo le funzioni cui erano destinati. Infatti c'erano le aree sacre con la necropoli, le aree adibite ad edifici pubblici e poi la zona che chiameremmo oggi con termine moderno "industriale", dove si impiantavano le officine dei fonditori, quelle dei vasai e un'area destinata alle abitazioni vere e proprie.
La casa era di solito caratterizzata da due o tre ambienti, preceduti da un vestibolo o da una corte separata. Un tipo del genere si è potuto ricostruire ad Acquarossa vicino Viterbo.
Per quanto riguarda gli edifici pubblici non sappiamo quasi nulla ad eccezione delle cinte murarie. Conosciamo soltanto qualcosa riguardo ai templi. Tra quelli più antichi il tempio corrisponde alla planimetria della casa rettangolare, con un solo ambiente e con i tetti spioventi, il tutto in epoca più tarda sarà arricchito da un portico a due colonne. Solo nel corso del VI sec. A. C., il tempio etrusco avrà una planimetria più vicina a quella greca, con tre ambienti affiancati. La pianta è quadrata una metà della quale era suddivisa in tre celle, l'altra metà aveva un pronao, cioè un vestibolo con colonne distanziate. Il tempio poi era coperto da un tetto di tegole molto sporgenti. Rivestimenti in terracotta avevano funzione decorativa, spesso sull'orlo del tetto erano collocate le antefisse che a volte consistevano in teste di terracotta raffiguranti o le menadi o i satiri. Nel frontone potevano essere collocati altri elementi figurativi rappresentanti motivi floreali o vere e proprie statue. Non ci è dato di parlare ampiamente dell'architettura templare etrusca; conosciamo piuttosto le aree sacre, come quelle di Veio, di Pirgi e di Marzabotto riconoscibili perché recintate e con limiti ben precisi.
Queste aree dovevano possedere numerosi edifici a destinazione religiosa. Quello che è certo è che se gli Etruschi furono il primo esempio in Italia di urbanizzazione. E' altrettanto certo che essi furono periti architetti che davano alle città un vero e proprio impianto urbanistico regolato da norme ben precise; cioè le città erano pianificate a seconda delle funzioni che la città stessa doveva svolgere.
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