La raccolta e la frangitura

 

 

 

 

 

La raccolta


La raccolta avveniva all'inizio della maturazione, il che nella nostra regione è intorno all'autunno, e può durare tutto l'inverno. La raccolte dell'olive richiedeva enormi sacrifici (a quei tempi), senza l'aiuto delle macchine (oggi si utilizzano). Occorreva spesso l'aiuto di tutti i componenti della famiglia contadini dal vecchio al più piccolo e tutti si davano un gran da fare.
Come tutti i lavori di campagna anche la raccolta dell'oliva è un lavoro molto fisico, soggetto alle temperie, molto spesso le mani dei contadini erano piene di setole, si curavano con della pece greca (usata dai calzolai) in modo da formare una pellicola protettiva, per il freddo ma soprattutto contro la sporcizia.
Essa consisteva nella "raccattatura" a terra delle drupe, queste cadute sia per la maturazione del frutto, sia per cause d'eventi atmosferici, o per l'attacco di parassiti. La raccolta fatta in questo metodo poteva durare per molti mesi, addirittura fino a marzo, anzi alcuni contadini ricordano che si sono raccolte le olive fino a maggio. Come ricordo di quest'avvenimento c'è prova in un frantoio della zona di Massa e Cozzile, dove su un trave troviamo la scritta di una frangitura avvenuta 8 maggio del 1908.
Inoltre era abitudine che il lunedì di pasquetta, i proprietari dell'oliveto consentivano ad estranei alla famiglia di raccoglie le olive rimaste ancora al suolo.
I contadini preparavano il terreno prima della raccolta, si procedeva con la pulitura del campo da erbacce, si ripristinavano i fossetti e le redole. Dopo si poteva procedere con la "bacchiatura", parola molto usata in zona, indica la caduta dell'olive dai rami tramite una pertica o canna.
I contadini si arrampicavano con molta destrezza, riuscendo a manovrare la pertica, per non avere rischi da possibili cadute si legavano delle funi al ramo, inoltre fissavano delle funi alle scale.
La procedura della "bacchiatura" danneggiava il frutto sia per la violenta caduta sul terreno, sia perché facilmente l'oliva veniva ammaccata, erano più soggette ad attacchi di parassiti e muffe, inoltre se non si raccoglieva tutte le olive cadute a terra anche gli agenti atmosferici contribuivano ad avere un olio di bassa qualità. A tale riguardo al prof. Valeggi scriveva " quasi tutti gli anni una metà circa dell'olio prodotto in Italia deve passare attraverso le raffinerie per poter acquistare i requisiti necessari per il commestibilità".
Un altro illustre professore, il prof. Bracci riuscì a risolvere il problema dell'impatto a terra con l'aiuto di teli di juta, questi teli oggi sostituiti da teli di plastica.
Dopo la raccolta i contadini ponevano le olive in ambienti adatti come i solai, oggi sappiamo che la migliore qualità dell'olio avviene quando passa poche ore dalla raccolta alla frangitura, il tempo giusto e tra un giorno fino massimo una settimana. Oggi le olive non vengono poste in solai ma in apposite cassette traforate e poste l'una sull'altra, tra di loro deve esserci dello spazio in modo che le olive sono areate, contro le eventuali muffe, di solito ci sono all'incirca 20kg d'olive per cassetta.

 

 

 


 

 

 

La frangitura

 


Un tempo il trasporto dell'olive veniva fatto con l'aiuto di muli o cavalli per raggiungere il frantoio, possiamo dedurre che la frangitura anch'essa era di tipo più rudimentale, tutto questo avveniva all'inizio del secolo scorso.
Innanzi tutto, le olive erano racchiuse in sacche di juta, è molto spesso erano schiacciate e addirittura il sacco s'impregnava d'olio (risultando unto).
Oggi il trasporto avviene su strade più agevolate e con l'ausilio di macchine adibite al trasporto (api, furgoni, trattori ecc), le olive sono solitamente contenute in cassette di plastica in modo da non schiacciarsi l'una con l'altra, mantenendo uno stato di conservazione migliore.
Agli inizi del secolo scorso il lavoro del frantoio era guidato dal frantoiano e con l'aiuto di due o tre persone, era in grado di svolgere tutte le fasi di lavorazione dell'oliva fino al prodotto finito (oli), spesso il frantoiano era una persona che svolgeva un altro lavoro durante l'anno essendo un lavoro di tipo strettamente stagionale.
La frangitura avveniva tramite la frantumazione dell'olive nel "pillo" una vasca circolare di pietra, sul piano della quale girava una ruota, la macina, fissata ad un asse facendola ruotare, con l'aiuto di un attrezzo chiamato "spada" si riusciva a frantumare del tutto le olive, questa era unita alla macina. Dopo si raccoglieva la pasta dell'olive e si ponevano sulle "bruscole" che venivano poste una sull'altra, fino a risultare una torre, queste "bruscole" erano delle specie di sacche cilindriche fatte di corda di cocco. Tramite pressione data da una vite che girava sopra ad un ceppo di legno o un argano, con l'aiuto della sola forza del braccio si pressava la pasta d'oliva. Dopo una prima pressione, non sufficiente, si invertiva l'ordine delle "bruscole" e innaffiandole con acqua calda si esercitava di nuovo pressione facendo uscire ancora del liquido.
Il liquido uscito da questa prima fase è formato da acqua di vegetazione e olio, viene raccolto e lasciato depositare in un recipiente aggiungendo ancora dell'acqua calda, in cui giaceva per qualche periodo, in modo che l'olio avendo un 
diverso peso specifico (olio pesa di meno dell'acqua) riaffiorasse in superficie. Ora entra in gioco l'abilità del frantoiano, che con l'aiuto della "tazza" o "nappa" toglieva l'olio in modo da non prendere anche l'acqua, la tazza era in sostanza un mestolo sottile in lamiera con il manico, solitamente l'olio poi era messo in un recipiente di coccio. Oggi dopo la frangitura (di tipo meccanico o industriale), per il trasporto si usano stagne di plastica mentre per la conservazione usiamo contenitori d'acciaio.
Intorno agli anni venti il frantoio ebbe un notevole mutamento, furono introdotti i motori elettrici, presse idrauliche, e separatori a centrifugo che separava l'olio dall'acqua di vegetazione, famosa nella nostra zona era il "separatore Bracci", il nome preso dal suo ideatore, il prof. Bracci dell'Istituto Tecnico Agrario di Pescia, che rappresentò un immenso passo avanti nelle future tecnologie.

 

 

 

 

 

 


Curiosità


Esistevano in Valdinievole tanti frantoi, in genere situati lungo i fiumi o rii, e ogni paesino di montagna della nostra zona ne possedeva uno o più.
Serbiamo ricordo che nel circondario di Pescia e Uzzano se ne contavano 6 dislocati lungo la gora di san Lorenzo ed erano (caminetto, del Magro, Batola, In Prato, Monelli, e Bottini), mentre quelli lungo la gora del Pescia maggiore ve ne erano 8 (S: Stefano, Giaccai, Stiavelli, in Doumo, Cecchi, marchi, Mielino, Gaburrino) inoltre c'era anche l'impianto dell'Istituto Tecnico Agrario di Pescia, ma utilizzava energia elettrica.
Anche i paesi di montagna avevano i loro frantoi ricordiamo quello di Pietrabuona, Medicina, Aramo, Vellano, castelvecchio e Ponte a Coscia.
I paesi invece che usufruivano delle acque del pescia di Collodi sono erano 5 (Giurlani, Nichelini, Pariana, Boveglio e Pracando), invece lungo il torrente Cessana di Borgo a Baggiano ve ne erano 4, nel torrenti Borra e Fievole ve ne erano 8, in ultimo nei comuni di Larciano e lamporecchio ve ne si contavano ben 6, quest'ultime erano dentro a fattorie e quindi privati, come anche nel territorio di Montecarlo di Lucca era tutti privati.

 

 

 

 


Come avveniva pagato il lavoro svolto nel frantoio

La retribuzione era data da "molenda", si trattava di un pagamento di tipo in natura (lasciando al frantoio i 3-5% dell'olio prodotto). Ancora oggi il pagamento della prestazione si chiama "molenda", ma differenza oggi raramente si lascia l'olio come molenda, invece si paga a peso dell'olive prima della frangitura al quintale, resta invece uguale nella tradizione festeggiare con una cena la fine della frangitura, solitamente sono invitati tutti i componenti del frantoio e i famigliari o amici di chi frange un tempo questa era un vero momento di festa in cui il pranzo o cena erano molto ricche.

La retribuzione era data da "molenda", si trattava di un pagamento di tipo in natura (lasciando al frantoio i 3-5% dell'olio prodotto). Ancora oggi il pagamento della prestazione si chiama "molenda", ma differenza oggi raramente si lascia l'olio come molenda, invece si paga a peso dell'olive prima della frangitura al quintale, resta invece uguale nella tradizione festeggiare con una cena la fine della frangitura, solitamente sono invitati tutti i componenti del frantoio e i famigliari o amici di chi frange un tempo questa era un vero momento di festa in cui il pranzo o cena erano molto ricche.